Nessuno resti indietro

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Elena Belloni

Nella sua carriera Elena Belloni si è sempre occupata del collocamento di persone appartenenti alle categorie protette, un ambito su cui – parola sua – la sensibilità collettiva è molto aumentata. «L’importante è che l’inserimento sia inclusivo: i nostri candidati possono contribuire davvero alla crescita delle loro aziende.»


«Il ricordo più bello della mia vita in Openjobmetis? È stato quando abbiamo trovato un lavoro a Maria. È una ragazza che ha attraversato mille difficoltà: l’emigrazione, una seria malattia oncologica che la costringeva sulle stampelle, una vita privata molto dura. Siamo riusciti a trovare l’azienda adatta a lei, e da allora la sua vita è cambiata, ha potuto affittare un appartamento per la sua famiglia. Storie come questa ripagano di ogni fatica».

Basterebbe questo episodio, raccontato con un misto di orgoglio e di emozione, per presentare Elena Belloni, il suo lavoro e il suo approccio. Elena ricopre infatti da nove anni il ruolo di Diversity Talent Specialist (prima per Openjobmetis e poi, da qualche settimana, per Seltis Hub, la nuova realtà del Gruppo), ovvero responsabile della ricerca e della selezione di risorse appartenenti alle categorie protette. Un incarico delicato, che richiede empatia con i candidati ma anche la lucidità per trovare la soluzione migliore, per loro e per le aziende in cui verranno collocati, e che certo non si esaurisce al momento dell’assunzione. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con lei, per saperne di più del suo percorso professionale (e non solo).

 

La giusta sensibilità

«Quando, 15 anni fa, ho iniziato a occuparmi di questo ambito, avevo un po’ di timore – rivela Elena Belloni in apertura della nostra intervista –. Ero molto coinvolta emotivamente, tendevo a immedesimarmi troppo con il candidato che avevo di fronte, volevo aiutarlo a tutti i costi e così faticavo a esprimere un giudizio negativo per paura di farlo soffrire. Con il tempo ho imparato a scindere i due aspetti: oggi sono ancora emotivamente vicina ai candidati, ma riesco a valutare le loro caratteristiche con oggettività». Nel ripercorrere la sua carriera lavorativa, quasi interamente dedicata all’inserimento delle categorie protette, questi sembrano essere i più importanti consigli di Elena: occorre capire chi si ha di fronte, quali sono le sue capacità, ma allo stesso tempo metterlo a proprio agio, approcciarsi a lui/lei con la giusta sensibilità. Un atteggiamento che si perfeziona giorno dopo giorno: «I primi anni tendevo a portarmi le loro storie anche a casa, ma pian piano ho capito che il modo migliore per aiutarli è mantenere un rapporto professionale. Se condotto bene, questo incarico offre soddisfazioni enormi. Quando ti relazioni con persone che da anni sono fuori dal mondo del lavoro, magari per motivi di salute, vedi nei loro occhi la voglia di rimettersi in gioco, e quando riesci ad aiutarli la gioia è ancora più grande. I candidati ti danno tanto. Per questo, quando nel 2011 Openjobmetis mi ha proposto questo ruolo, ho accettato con entusiasmo».

 

Un inserimento davvero inclusivo

Nell’immaginario collettivo, quando si nominano le categorie protette si tende a pensare in primo luogo alla disabilità, ma in realtà la definizione comprende molte altre casistiche: problemi di salute, disturbi alimentari, patologie psichiche. Situazioni che non impediscono di trovare un’occupazione, a patto di individuare la mansione adatta a queste persone. È di questo, in sintesi, che si occupa Elena all’interno di Seltis Hub, la società del gruppo Openjobmetis nata nel novembre scorso dall'unione di tre realtà di successo – Seltis, Meritocracy e UNA Forza Vendite – e che nel 2021 ingloberà ufficialmente anche la piattaforma Jobmetoo, specializzata proprio nell’ambito Diversity & Inclusion. «I nostri clienti non sono soltanto le aziende – spiega ancora Elena Belloni – ma anche i candidati. Dobbiamo fare incontrare questi due mondi in un modo che sia vantaggioso per entrambi. Partendo naturalmente dalle idoneità pratiche: per fare un esempio, non si può collocare una persona con disabilità motoria in un’azienda che non è accessibile a chi si muove con una carrozzina. E allo stesso tempo dobbiamo assicurarci che al candidato, una volta assunto, non venga chiesto di svolgere mansioni non in linea con le sue possibilità, perché ne andrebbe della sua salute. La cosa più importante è che l’inserimento sia davvero inclusivo: la persona deve integrarsi nel contesto, non sentirsi estraneo. Fino ad alcuni anni fa, quando c’erano le graduatorie provinciali – che non tenevano conto delle caratteristiche dei singoli – le aziende erano portate a creare dei ruoli ad hoc per adempiere a questo obbligo di legge, ma non è un modello virtuoso: la risorsa può e deve contribuire davvero alla crescita della realtà in cui è inserito. Per assicurarcene, continuiamo a seguire le persone anche dopo l’inserimento (non solo le risorse assunte in somministrazione, ma anche quelle assunte direttamente dal cliente), per capire insieme a loro e alle aziende come sta andando il percorso, e se qualcosa non sta funzionando cerchiamo insieme una soluzione».

 

Viaggiare con la mente

Fin qui, la “mission” di Elena, che prevede al suo interno una moltitudine di attività: la formazione dei colleghi di filiale che si occupano della selezione (sugli aspetti “burocratici”, ma anche e soprattutto su quelli relazionali); i workshop per aiutare le persone con invalidità o disabilità a intraprendere l’iter per ottenere la certificazione utile per accedere alle liste del collocamento mirato e rientrare tra le categorie protette; i progetti per avvicinare i più giovani al mondo del lavoro; la consulenza alle aziende, che da alcuni anni a questa parte hanno acquisito una consapevolezza nuova sui temi legati alla diversity & inclusion (anche se qualche resistenza permane ancora, solitamente nei confronti di candidati con patologie psichiche).

Un mondo complesso, che tuttavia non toglie a Elena la voglia e l’energia di dedicarsi, una volta conclusa la giornata lavorativa, alle sue passioni: i viaggi, la fotografia, l’arte. E la lettura, tanta lettura, soprattutto nell’ultimo periodo: «Con i musei e i cinema chiusi e l’impossibilità di viaggiare, mi sto dedicando in pieno alla letteratura. Qualche nome? Philip Roth, Paul Auster, Cormac McCarthy, Joyce Carol Oates e in generale la narrativa americana contemporanea. Ma anche Murakami, che adoro, Ian McEwan o Niccolò Ammaniti. È una passione che non mi ha mai abbandonato: dev’essermi rimasta dentro dal tempo in cui facevo la bibliotecaria, mestiere che ho svolto per ben nove anni. In attesa di poter riprendere con i viaggi, è un bel modo per viaggiare con la mente».