Openjobmetis risponde alla crescente domanda di assistenza domiciliare con una divisione specializzata, in grande crescita, che ottempera a questo bisogno con competenza e sensibilità, tutelando tanto le famiglie quanto le badanti
Dai poco più di 200mila dei primi anni 2000 agli oltre 532mila del 2012 (dal 2,1% della popolazione anziana al 4,3%). Sono i numeri relativi alle persone che, in Italia, usufruiscono di assistenza domiciliare, un fenomeno in costante aumento, causato dal costante invecchiamento della popolazione e da altri fattori che investono vari aspetti della vita politica e sociale: da un lato le dinamiche familiari non sono più quelle tradizionali, e i figli spesso vivono lontani dai genitori, o comunque non sono in grado di garantire loro assistenza; dall’altro, una mancata politica nazionale di indirizzo e di finanziamento impone adeguati interventi da parte di soggetti privati.
Servizio personalizzato
Per tutti questi motivi, Openjobmetis si è dotata, dal 2014, di una divisione Family Care, che offre alle famiglie, e in particolare ad anziani e diversamente abili, un servizio di assistenza personalizzato, sicuro e idoneo alle correnti esigenze. La divisione seleziona e assume con regolare contratto di somministrazione operatori familiari qualificati, comunemente chiamati badanti, per l’assistenza familiare e domiciliare, infermieristica e per altri servizi utili alle famiglie. Per Openjobmetis si tratta di un progetto partito nel 2017 e cresciuto a ritmi molto rapidi: da poco è stata inaugurata, a Brescia, la decima filiale. Oggi la rete, che supporta oltre 700 famiglie, è ben ramificata in tutto il Nord Italia e si punta a raddoppiare il numero di filiali entro il 2021.
Autorizzati dal Ministero
Il punto di partenza è la normativa, che circoscrive la possibilità di assunzione delle badanti solo alle famiglie o alle società di somministrazione. «Su dieci famiglie che si rivolgono a noi, sette hanno già avuto a che fare con delle badanti, e si trattava sempre di rapporti di lavoro irregolari, che spesso hanno determinato brutte esperienze» spiega Danilo Arcaini, responsabile della divisione Family Care di Openjobmetis. «Il nostro obiettivo è togliere un milione e mezzo di badanti dal lavoro nero e portarle nel mondo della somministrazione. Poter dire di essere autorizzati dal Ministero del Lavoro è sicuramente una carta che gioca a nostro favore. Il contratto nazionale, peraltro, risale addirittura al 1958: abbiamo fatto una proposta per modificarlo adeguandolo alle esigenze dei nostri tempi».
Un cliente speciale: la famiglia
«Il settore presenta delle caratteristiche peculiari – spiega Arcaini –. Fa riferimento a un solo contratto nazionale e contempla una sola mansione, quella di badante, pur nelle due varianti “convivente” e “non convivente”. Inoltre, diversamente da quanto avviene in tutti gli altri settori, i clienti non sono aziende ma privati, cioè le famiglie delle persone assistite. I rapporti con le famiglie sono particolari, soprattutto considerando le circostanze in cui si trovano ad avere a che fare con noi. C’è una grande componente emotiva, e di questo teniamo conto nel selezionare le persone che lavorano con noi. Queste specificità sono anche alla base della scelta di dotarsi di filiali dedicate, dall’atmosfera particolarmente accogliente e rassicurante».
Reciproca soddisfazione
I fattori emotivi e la tipologia di clienti sono quindi alcuni degli elementi che contribuiscono a fare della cura familiare un ambito lavorativo molto delicato, che richiede una speciale sensibilità e un’attenzione personalizzata. «L’aspetto più delicato del nostro lavoro è trovare la badante giusta – prosegue Danilo Arcaini –. Naturalmente conta molto la preparazione dell’operatrice familiare, ma questo aspetto non basta. È necessario che si instauri il giusto feeling emotivo fra la badante da un lato e il badato e la sua famiglia dall’altro. Una parte del nostro compito è dedicata a spiegare alle famiglie che la badante si può anche cambiare strada facendo, sia per sopravvenute incompatibilità emotive sia per eventuali cambiamenti dello stato di salute del badato che richiedano nuove e diverse capacità nell’operatrice. Serve quindi un monitoraggio molto intenso, soprattutto nelle prime fasi, per verificare il grado di soddisfazione della famiglia ma anche per tutelare la badante, assicurandosi ad esempio che non le vengano assegnati compiti che non rientrano nella sua mansione».