15-07-2020

Ecoaching: cambiare attraverso le relazioni

coaching

Gian Maria Zapelli, presidente di HC racconta l’intuizione che lo ha portato a ideare e sviluppare questa disciplina. Obiettivo: accompagnare le persone verso il cambiamento attraverso un sistema digitale e un coach di riferimento, con un approccio neuroscientifico.

 


Le relazioni da sempre rappresentano il tratto distintivo dell’essere umano. Indispensabili all’evoluzione della civiltà, nel tempo hanno assunto forme diverse. E con l’avvento del digitale hanno incontrato nuove opportunità di espressione. «Oggi è la rete il luogo privilegiato per la loro diffusione», racconta Gian Maria Zapelli, psicologo, presidente e fondatore di HC, società del gruppo Openjobmetis specializzata in sviluppo e valorizzazione delle risorse umane, nonché ideatore dell’ecoaching, formula che mette insieme proprio le relazioni con il digitale e costituisce uno dei fiori all’occhiello dell’innovativa proposta di HC.

Ma che cos’è, esattamente, l’ecoaching? Secondo Wikipedia, la più nota enciclopedia online a livello mondiale, che identifica proprio in Gian Maria Zapelli l’ideatore della disciplina (https://it.wikipedia.org/wiki/E-coaching), è una “metodologia dedicata ad accompagnare nello sviluppo personale, attraverso una relazione di aiuto prolungato nel tempo che avviene in modo digitale”. In pratica, si tratta di un’attività, di un percorso che ha l’obiettivo di potenziare le capacità e le modalità di azione di manager e professionisti all’interno della loro vita professionale utilizzando le nuove tecnologie.

Ecco il passaggio riportato dalla nota enciclopedia online:

Le prime applicazioni dell’e-coaching, attraverso un telaio digitale, sono state ideate da Gian Maria Zapelli, nel 2004, consulente e coach, nonché autore di numerosi libri [7] e fondatore di HC srl. In sintesi il modello dell’e-coaching segue tre ispirazioni:

  • focus: l’aiuto nel definire un preciso obiettivo di cambiamento nelle abitudini possedute, per focalizzare lo sforzo;
  • effort: l’aiuto nell’avere uno sforzo concentrato e consapevole sui modi di agire da rimodellare;
  • insistence: l’aiuto a persistere nello sforzo, fintanto si sia generata un’abitudine nuova.

 

Una storia che inizia nel 2004

Se oggi questi concetti ci sembrano di uso comune, così non era nel 2004, quando questa storia è cominciata. «È in quegli anni che il mondo ha iniziato a essere social e internet è diventato un luogo di relazione. Prendiamo la formazione: l’elearning, i contenuti formativi erogati attraverso piattaforma digitali, esisteva già. L’ecoaching va oltre: mette a disposizione dei manager una figura di riferimento in grado di guidare il cambiamento. Le persone, infatti, cambiano attraverso le relazioni, nessuno può farcela da solo. Così, supportato da una software house, ho messo a punto in quel periodo la prima piattaforma di ecoaching. Oggi siamo alla terza versione».

L’ecoaching ribalta il tradizionale paradigma della formazione e dello sviluppo personale, basato sulla semplice fruizione di contenuti, per riportare al centro una relazione prolungata e costante nel tempo, tra l’e-coach e i destinatari, chiamati coachee. Con il supporto di una piattaforma digitale. «Poniamo che un manager debba migliorare le proprie capacità di leadership - prosegue Zapelli -; non può raggiungere questo obiettivo guardando semplicemente un video. Dopo aver intercettato il bisogno, è quindi necessario attivare quegli strumenti in grado di portare al cambiamento che si vuole raggiungere. Ispirandoci al modello neuroscientifico, dobbiamo lavorare sulle strutture sinaptiche, cambiandole e generandone di nuove, per modificare le abitudini che generano poi i comportamenti».

In altre parole, per attivare il cambiamento la mente deve modificare le strutture sinaptiche che si sono consolidate, e per farlo ha bisogno di ripetere un comportamento alternativo fino a quando quest’ultimo non sarà assorbito in modo automatico. Tutto questo avviene attraverso un esercizio prolungato nel tempo e con il supporto di una figura di riferimento con cui relazionarsi in maniera costante. Ecco spiegato l’ecoaching, che nasce proprio per guidare le persone in un processo di sviluppo personale, attraverso un rapporto che oltre a essere continuo può raggiungere l’utente sempre e ovunque, anytime e anywhere.

 

Finalità e meccanismo

Un programma di e-coaching è pensato per manager, talenti o team aziendali che hanno bisogno di attivare determinati cambiamenti nel proprio modo di vivere il lavoro e di ottenere risultati. «Li accompagniamo in un’esperienza che li porterà ad acquisire nuovi comportamenti e a potenziare le proprie performance professionali - spiega ancora Zapelli -. Il programma ha una durata di almeno sei mesi e prevede una frequenza media settimanale. Oltre a preservare lo stesso valore della relazione in presenza, fornisce poi una serie di strumenti utili ai coachee per familiarizzare con il cambiamento, dalle video call alle conversazioni in chat».

E chissà che proprio un percorso di ecoaching possa costituire un valido aiuto per manager e professionisti alle prese con il rientro dopo l’emergenza sanitaria appena vissuta: «Durante la pandemia c’è stata una regressione psicologica, ci siamo occupati dei nostri bisogni elementari, come la sicurezza, e ci siamo rifugiati in ciò che riteniamo più sicuro: la casa. Attenzione, però: stando sempre a chiusi dentro quattro mura rischiamo di compromettere il tessuto sociale che abbiamo costruito, perdiamo il “noi”. È tempo di rientrare», conclude Zapelli.